FIAMME BIANCHE
ESSERE UNA FIAMMA BIANCA
Una lettera appassionata, un ricordo indelebile!
Eros Perugini
Giovanissimo, avevo allora
14 anni, aderii ai Reparti Avanguardisti dell' O.B., costituitisi nei primi
mesi dell'anno 1944 a Milano. Il gruppo del quale facevo parte, si trovava
presso la scuola "Fratelli Bandiera" che a sua volta dipendeva
dalla Sede Centrale di via Conservatorio. Questo reparto era suddiviso
in tre plotoni per un totale di circa 150 giovani, comandati da un ufficiale
delle Brigate Nere.
Ricordo che eravamo così
ben organizzati da sembrare una piccola accademia militare. Avevamo
diversi insegnanti qualificati. Alcuni operavano come dopo-scuola insegnando
materie scolastiche, altri si dedicavano all'educazione civico-politica
con liberi dibattiti relativi ad argomenti allora attuali come: lo
Stato Repubblicano, la Socializzazione ecc., altri ancora all'educazione
fisica e ginnica e con pratica alla guida della motocicletta. Altra
attività di rilievo era il Centro Sperimentale Artistico.
Molti giovani camerati venivano
preparati al canto, cori ed a numeri di arte varia. Questo gruppo,
di cui facevo parte, si esibì in diversi teatri della città:
Puccini, Smeraldo e all'EIAR. Tali spettacoli erano a sfondo patriottico
e propagandistico.
Inoltre vi era la parte dell'addestramento
militare. Disciplina, marce, conoscenza e uso delle armi da guerra.
Eravamo muniti di un moschetto con il quale si effettuavano esercitazioni
presso il poligono di tiro a segno di Piazzale Accursio. I giovani
maggiori di qualche anno partecipavano al "Campo" che credo
si trovasse nella provincia di Vicenza. Alcuni chiesero poi di essere arruolati
nei vari reparti dell'Esercito della R.S.I.
Ai giovani, che tra i primi
aderirono alle Fiamme Bianche, con lodevole comportamento e preparazione
militare consegnarono una tessera da "Pioniere" ed uno scudetto
raffigurante una P da applicare sulla giacca della divisa.
Non sarà una grande
storia la mia, anche se ci sono stati momenti di pericolo per la propria
vita prima e dopo la fine della guerra, ma giuro che sono fiero di
essere stato Fiamma Bianca e soprattutto per ciò che in quel
periodo ho imparato il senso dell'onore, del sacrificio, della onestà,
del rispetto e dell'amore verso la Patria, sono stati per me un insegnamento
utile di cui ho poi fatto tesoro nel corso della mia vita.
NUOVO FRONTE N. 163. Aprile 1996. (Indirizzo
e telefono: vedi PERIODICI)
LE
FIAMME BIANCHE. EPIGONI DEL VOLONTARISMO GIOVANILE ITALIANO
Arnaldo Fracassini
Il desiderio di partecipare
alla guerra accanto ai più "grandi" è un fenomeno
di tutti i tempi e di quei popoli in cui i giovani sono stati educati
all'amor patrio ed alla fede verso un ideale.
Nella sua storia anche l'Italia
ha numerosi esempi di "volontarismo" giovanile. Come non
ricordare il gesto di Perasso, ragazzo genovese, noto come Balilla, che
scagliando una pietra contro gli invasori della sua città
dette inizio alla loro cacciata?... Ed i numerosi ragazzi accorsi sulle
barricate durante i moti risorgimentali?... E così, dagli studenti
toscani che nel 1848 si coprirono di gloria a Curtatone e Montanara,
fino ai "picciotti siciliani" che si unirono ai "Mille"
di Garibaldi.
Quando nel 1915 l'Italia entrò
nella prima guerra mondiale il fenomeno si ripeté ed i giornali
ed i bollettini dell'epoca ce lo confermano: esempi significativi
tra tanti, le due Medaglie d'Oro al valor militare conferite una
allo Scout romano Alberto Cadiolo, "il più giovane combattente
insignito della massima onorificenza" e l'altra a Vittorio Montiglio,
figlio di emigranti, imbarcatosi clandestinamente per tornare in
Patria ove, a soli 14 anni, riuscì ad arruolarsi per combattere
su tutti i fronti e promosso S. Tenente a 17!... Ed i leggendari
"Ragazzi dei '99 accorsi al fronte dopo Caporetto?...
Anni dopo, nel '35, durante
la campagna in A.O. non pochi ragazzi tentarono di imbarcarsi per
unirsi alle truppe in partenza e con gran delusione si videro respingere.
Fu allora che il Luogotenente Generale della M.V.S.N. Renato Ricci,
Presidente dell'Opera Nazionale Balilla, costituì, presso
ogni Comitato provinciale dell'Ente, "manipoli" di Avanguardisti
moschettieri, selezionati per doti fisiche e morali, i quali, in
caso di necessità, avrebbero potuto essere impegnati nella campagna
coloniale. Ebbero una divisa speciale ed un armamento che li distinse dagli
altri Avanguardisti, un particolare addestramento premilitare; furono
convocati a Bolzano per dimostrare la loro preparazione, ma la campagna
terminò il 9 maggio '36 con la proclamazione dell'Impero ed i
moschettieri rimasero come formazione speciale dell'O.N.B.
Quando nel 1940 l'Italia entrò
nuovamente in guerra circa 24.000 Giovani Fascisti (inquadrati nella
GIL, l'ente che aveva assorbito l'ONB) accorsero volontari per la "Marcia
della Giovinezza" per dimostrare la loro preparazione ed il
desiderio di combattere. Nel tardo autunno i 22 Battaglioni nei quali
erano confluiti furono sciolti ma molti vollero andare al fronte con le
FF.AA. Nacque il Reggimento "VOLONTARI GIOVANI FASCISTI"
che, regolarmente inquadrato nell'Esercito, si coprì di gloria
in Africa settentrionale a Bir el Gobi. Altri Battaglioni di "Volontari
della G.I.L." furono impegnati a fianco delle FF.AA. distinguendosi
per valore ed entusiasmo.
Nel '43, come è noto,
il Regio Governo di Badoglio proclamò l'armistizio (8 settembre)
e fuggì al Sud abbandonando l'Italia e tutte le FF.AA. al
loro destino. Nel caos che ne seguì le FF.AA. germaniche,
tradite dall'improvviso voltafaccia, con 14 loro Divisioni neutralizzarono
33 delle nostre ormai allo sbando senza direttive centrali; e dei
900.000 soldati sbandati sui vari fronti circa 400.000 furono "cautelativamente"
internati in Germania. Solo circa 180.000 fra Ufficiali, sottufficiali
e soldati (prevalentemente della M.V.S.N.) rimasero al loro posto, a fianco
dei Tedeschi, per salvare l'"Onore d'Italia" e costituirono
il primo nucleo delle nuove FF.AA.
Liberato con ardita operazione
dalla prigione sul Gran Sasso, Mussolini formò la Repubblica
Sociale Italiana e fra le molte iniziative per normalizzare la vita della
Nazione volle la ricostruzione delle FF.AA. e ovviamente, riapparve
il fenomeno dei volontarismo giovanile: la stampa dell'epoca è
piena di notizie di fughe di giovani da casa e le foto ritraggono molti
ragazzi arruolati in Unità combattenti. Una fra tutte quella
del Btg. "BARBARIGO" della Xa Divisione, schierato a Roma
prima di partire per il fronte di Nettuno: in essa si notano due ragazzi
in uniforme, accanto al padre, e la "mascotte" accanto
al trombettiere
Per disciplinare queste fughe,
evitare il decadimento morale e non tradire le aspettative di questi
giovanissimi volontari, il Gen. Renato Ricci, Comandante della Guardia
Nazionale Repubblicana e Presidente della ricostituita Opera Balilla
(già forte di circa 650.000 iscritti) riprese l'idea del 1935,
disponendo la formazione presso ogni Comitato provinciale dell'Ente di
Reparti di "AVANGUARDISTI VOLONTARI MOSCHETTIERI", di età
non inferiore ai 15 anni (limite che conobbe qualche deroga in difetto
da parte di qualche ragazzo che per prestanza fisica "barò"
sull'età), di sana e robusta costituzione e di ineccepibili doti
morali, con l'avallo dei genitori. I reparti, pur nati nell'O.B.,
furono posti alle dipendenze del Comando Generale della G.N.R. I giovani
ebbero uniforme simile alle altre dei reparti combattenti ma si distinsero
per le "Fiamme bianche" sul bavero della giubba e dalle
quali trassero il nome. Dopo un severo addestramento presso le sedi di
reclutamento il 20 maggio '44 i Reparti furono concentrati in un Campo
a Velo d'Astico (VI) per un ulteriore impegno. Già in quei
primi tempi alcuni giovani caddero; come i 7 dei Reparti toscani
falciati da un mitragliamento della tradotta che li trasportava al Campo
nazionale presso Canàro (RO). A Velo d'Astico i circa 6000
FF.BB. furono ripartiti in 6 Legioni. Impegnati diuturnamente in
severe attività cantavano, con la spensieratezza giovanile: "i
sedici anni li consumiamo fra la gavetta e le scarpinate!..."
ardenti d'entusiasmo e desiderosi di combattere per mostrare il loro valore.
E ben presto lo dimostrarono: il 18 luglio a Tonezza il I° Battaglione,
accantonato nella Caserma della ex-Scuola A.U. fu attaccato da 60
partigiani, ma i ragazzi, cantando "Fratelli d'Italia", combatterono
valorosamente. Caddero il Ten. PETTINATO e le Fiamme bianche CECCARELLI,
NASUTI e TREVISAN, ma anche tre partigiani.
Come ha scritto Pisanò:
"i giovani che avevano anelato al battesimo di fuoco contro nemici
esterni si trovarono a combattere contro connazionali, ma caddero
nella disperata ultima trincea della Patria, quella che abbracciava
la migliore Gioventù d'Italia!... " Quel Battaglione si era
dato il motto: "RENDICI L'ONORE! " e veramente dimostrò
di esserne degno.
Il 10 agosto il Campo fu sciolto,
i giovani più idonei furono immessi in due Battaglioni inviati
prima al Albavilla (CO) poi a Marzio (VA) e quando nacque la Divisione
"ETNA" della G.N.R. i ragazzi furono smistati prima nel
I° Btg. Ciclisti d’assalto “ROMA", poi in reparti di Difesa
contraerea. Altri passarono in altre formazioni combattenti della R.S.I.
ovunque distinguendosi per l'impegno ed il valore. Citando ancora
il Pisanò:... "dove mancò l'esperienza dei vecchi combattenti
supplì il coraggio spesso temerario, e dove non poteva prevalere
il numero supplì l'entusiasmo!..."
L'ultima prova delle "Fiamme
bianche", come è noto, avvenne a Bagnolo S. Vito (MN) il 24
aprile'45. La Compagnia "CACCIATORI DI CARRI", ripiegando sotto
la pressione nemica, lasciò alcuni giovani ex-Moschettieri
a contrastarla. Rifulse il loro valore, una colonna nemica dovette
arrestarsi ma tre giovani caddero: BASSANI, BRIZZI e DELLA ROCCA, dopo
una difesa disperata!
Anche se per troppo tempo
ignorate, causa la perdita di ruolini e documenti ufficiali, le "Fiamme
bianche" col loro entusiasmo, il loro coraggio, il loro sangue generoso,
hanno dimostrato ampiamente di essere degni dei loro fratelli maggiori
e dei loro padri. E tutti coloro che in Italia, oggi, parlano di
COSCIENZA o di VOLONTARISMO per trovare scappatoie al servizio militare
di leva o pretesti per usufruire di sovvenzioni pubbliche, e spesso irridono,
con incolpevole ignoranza, un periodo storico (ipocritamente tenuto
loro nascosto o alterato per certi opportunismi politici) e quelli
che combatterono dalla "parte sbagliata", dovrebbero tacere e
far tanto di cappello di fronte a chi, quando in Italia sembrava
tutto perduto e gli stranieri, al Sud ed al Nord, ne calpestavano
il territorio, accettò di combattere non per paghe speciali, ma
per l'amore e ]'Onore della Patria. Particolarmente i giovanissimi!
NUOVO FRONTE N. 163. Aprile 1996. (Indirizzo
e telefono: vedi PERIODICI)